L’RLM 76 ha sempre suscitato dibattiti e opinioni contrastanti, sia fra gli appassionati della Luftwaffe che, soprattutto, fra i modellisti. Si tratta di un azzurro, di un grigio chiaro, o addirittura di un beige? In questo articolo si cercherà di fare chiarezza riguardo alla vera colorazione di quella pallida sfumatura che durante la Seconda Guerra mondiale ha ricoperto la pancia degli aerei della Luftwaffe.
Prima di tutto, se i lettori hanno già esperienza riguardo alle colorazioni della Luftwaffe, spero che questo articolo possa dare loro nuove conoscenze. Se invece volete avere un’infarinatura su cosa siano i colori RLM, date un’occhiata qui!
Un breve passo indietro: l’RLM 65
Per iniziare a parlare dell’RLM 76, bisogna prima spendere qualche riga riguardo al suo predecessore e, come vedrete, anche concorrente: l’RLM 65. Entrambi questi colori infatti avevano lo scopo di rivestire le superfici inferiori e laterali di tutti i velivoli della Luftwaffe, per renderli più difficilmente distinguibili in volo. Si tratta di una colorazione introdotta nel 1936 per le mimetiche di bombardieri e ricognitori abbinata all’RLM 61, 62 e 63, poi successivamente estesa a tutti i velivoli. La prima denominazione ufficiale di questo colore come RLM 65 Hellblau (azzurro) compare nel L.Dv. 521/1 del 1938, insieme ad un campione del colore stesso. L’RLM 65 tuttavia, durante gli anni, ha subito varie modificazioni, virando sempre di più verso quello che sarebbe stato l’RLM 76.
Sfortunatamente non si conoscono fotografie a colori che mostrino questo colore nella sua versione originale del 1936. Tuttavia esistono alcune fonti fotografiche nelle quali si può apprezzare una sua variante più tarda, come quella visibile su questi Messerschmitt Bf 109.
Esempio della versione dell’RLM 65 del 1941
Ciò che si può notare immediatamente è la chiarezza dell’azzurro presente su questi caccia, se messo a confronto con il campione mostrato precedentemente. Questo fatto ci introduce a due importanti considerazioni.
Una questione di fotografia
La prima è basata su una questione puramente ottica: le fotografie d’epoca, sebbene a colori, possono comunque trarre in inganno. Prima di affermare con sicurezza che quello mostrato da una fotografia sia uno specifico colore, bisogna considerare che fattori come l’esposizione luminosa dei soggetti, la qualità della fotografia e la tipologia della macchina fotografica possono influire notevolmente sul risultato. Per questo motivo, come noterete in molte delle immagini presenti in questo articolo, i colori mostrati dai campioni, ad esempio, della Farbtontafel del L.Dv. 521/1, sono mediamente più scuri delle corrispondenti colorazioni riscontrate sui velivoli.
La variabilità dei colori RLM
La seconda questione è relativa ad un fatto storico: l’RLM 65 non è rimasto invariato negli anni. Dal momento che questa foto risale al 1941, significa che sono passati tre anni dalla prima campionatura ufficiale di questo colore. È appurato che l’RLM 65 usato durante la Seconda Guerra mondiale sia notevolmente più chiaro dell’omonima versione del 1938. In questo caso la fotografia non è da ritenersi ingannevole: osservando il cielo si può notare un azzurro piuttosto scuro. Segno evidente che la macchina fotografica utilizzata sarebbe stata in grado di rendere realisticamente anche tonalità più scure rispetto a quelle effettivamente presenti sui velivoli.
La variabilità delle colorazioni impiegate dalla Luftwaffe è uno degli aspetti che rende così difficile il loro studio. Un esempio lampante sono i colori RLM 81 e 82, ma questa è un’altra questione, che sarà analizzata in un altro articolo.
L.Dv. 521/1 novembre 1941
Per l’appunto, l’8 novembre 1941 venne pubblicata una seconda edizione del L.Dv. 521/1, nella quale era presente, oltre ai nuovi colori introdotti, un campione di RLM 65. Ciò che subito balza all’occhio è una differenza rispetto alla versione del 1938. Varie teorie hanno spiegato differentemente questo cambiamento. Da un lato si potrebbe pensare che il cambio di teatro operativo, spostatosi dai cieli della Spagna durante la Guerra Civile al Nord Europa, in particolare sulla Manica, abbia fatto ritenere che un azzurro più chiaro si avvicinasse meglio al colore del cielo a latitudini superiori. Tuttavia questa spiegazione potrebbe essere solo parziale.
La motivazione più probabile è che la diffusione dell’RLM 65 su una vasta gamma di velivoli abbia evidenziato una maggiore efficacia mimetica di un azzurro meno intenso, indipendentemente dallo spostamento delle zone operative. Infatti lo sviluppo e la messa a punto dei colori RLM è proseguito ininterrottamente dalla loro introduzione, tanto che svariate direttive emesse durante la guerra hanno costantemente apportato correzioni e modifiche ai metodi di applicazione. Facendone un uso sempre maggiore è inevitabile che imprecisioni o possibili miglioramenti siano stati riscontrati con più semplicità, inducendo un conseguente cambiamento della colorazione.
L’RLM 76 Lichtblau
Tuttavia il L.Dv. 521/1 del 1941 non si limita a rivisitare verniciature preesistenti, ne introduce anche di nuove. Fra queste, si trova anche l’RLM 76, qui ancora privo di un nome specifico. Questo, sulla Farbtontafel, appare come un grigio abbastanza chiaro, con una punta di azzurro. Limitandosi all’osservazione di una progressiva schiaritura dell’RLM 65 e dell’introduzione del 76, che sembra essere una versione più chiara del primo, si potrebbe pensare che quest’ultimo avrebbe sostituito l’RLM 65. In realtà, leggendo nel dettaglio le direttive impartite dal L.Dv. 521/1, gli schemi mimetici dei velivoli allora in uso vengono descritti nel modo seguente:
Indicazioni per la verniciatura dei velivoli della Luftwaffe (novembre 1941)
- Addestramento (verniciatura standard)
- Caccia (sfumature 74, 75, 76 e 65)
- Zerstörer (come i caccia)
- Bombardieri e velivoli di traporto (sfumature 70, 71 e 65)
- Aerei marittimi (sfumature 73, 72 e 65)
- Aerei tropicalizzati (sfumature 78, 79, 80) [1]
Come si nota, l’RLM 76 sembra sia indicato ad uso esclusivo di caccia e Zerstörer (ovvero caccia bimotore, come i Messerschmitt Bf 110) e nemmeno in modo assoluto, dal momento che è comunque specificato l’impiego dell’RLM 65. Alla luce di queste informazioni, sembra difficile comprendere in quali ambiti l’RLM 76 fosse utilizzato al posto del 65 e viceversa su questi velivoli. L’indicazione pare a tal punto ambigua, che nella pubblicazione Real colors of WWII Aircraft si afferma che il riferimento all’RLM 65 nel caso deo caccia sia addirittura un errore di battitura [2]. Personalmente ritengo però che questa affermazione sia piuttosto arbitraria.
Osservando fonti fotografiche non si puó effettivamente negare che, per quanto riguarda gli aerei da caccia, si osservino sfumature piuttosto chiare sulle superfici inferiori. Tenendo peró conto delle considerazioni fatte riguardo alla fotografia a colori dell’epoca e della lentezza con la quale direttive simili al L.Dv. 521/1 venivano diffuse e messe in atto, é probabile che sporadici caccia verniciati in RLM 65 siano apparsi almeno fino al gennaio del 1942.
Sammelmitteilung 2
L’unica certezza oggi conosciuta riguardo alla definitiva sostituzione dell’RLM 65 con il 76 é contenuta nel Sammelmitteilung 2. In questo insieme di direttive emesse dall’RLM il 15 agosto 1944 si specifica:
Con la pubblicazione di questa guida, é vietato l’utilizzo di colorazioni differenti rispetto alle sfumature e agli schemi mimetici stipulati, anche nel caso di richieste straordinarie da parte delle unitá operative, a meno dell’espressa autorizzazione dell’E-Stelle Travemünde. Come conseguenza di questo nuovo ordine, i seguenti colori sono d’ora in poi eliminati: 65, 70, 71 e 74. Il colore 70 rimane per la sola verniciatura delle eliche. [3]
Dunque, é solo successivamente alla messa in atto di tali indicazioni che si puó affermare con certezza l’uso esclusivo dell’RLM 76 per la verniciatura delle superfici inferiori non solo dei caccia, ma di ogni sorta di velivolo. È chiaro che, nel caso di aerei prodotti prima dell’agosto del ’44 e mai riverniciati, si possa benissimo trovare ancora l’RLM 65 nonostante la direttiva citata.
Un caso apparentemente eccezionale: il Dornier Do 335
A questo punto, sulla base del Sammelmitteilung 2, nessuno dei velivoli assemblati dopo l’agosto del ’44 dovrebbe presentare l’RLM 65. Tuttavia, anche questa certezza sembra vacillare osservando la seguente pagina, tratta dal manuale descrittivo di uno dei velivoli più particolari della Luftwaffe: il Dornier Do 335. Questo curioso bimotore, unico nel suo genere, dispone di due eliche contro-rotanti, una collocata anteriormente e una posteriormente. Questa sezione del documento (Teil 0), pubblicata il 22 dicembre 1944 è datata circa un mese prima, il 26 novembre 1944.
Questo fatto sembra insolito per due ragioni. Innanzitutto il Dornier Do 335 è considerato un caccia intercettore, la cui mimetica avrebbe dovuto impiegare l’RLM 76 già dal 1941. Inoltre, la datazione è successiva all’agosto del 1944: l’RLM 65 era già stato ufficialmente sostituito dal 76 [4]. Questi questi fattori contrastanti sembrerebbero apparentemente inconciliabili.
Una possibile soluzione
Tuttavia, osservando un’altra pagina del manuale descrittivo del Dornier Do 335, si nota un dettaglio fondamentale. Questo velivolo è denominato come Kampfflugzeug, letteralmente “aereo da battaglia”, ovvero la denominazione tedesca per identificare i bombardieri. Il colore specificato per le superfici inferiori di questa categoria di velivoli (secondo le fonti attualmente note), è appunto l’RLM 65 e non il 76, come è stato descritto nella precedente sezione di questo articolo. Dal momento che la pubblicazione del Luftwaffendienstvorschrift D. (Luft) T. 2335 A-1 Teil 0 segue di soli tre mesi quella del Sammelmitteilung 2, è probabile che le indicazioni sancite da quest’ultimo non fossero ancora uniformemente diffuse o note, anche considerando che la data di pubblicazione del manuale della Dornier GmbH potrebbe essere di molto posteriore alla sua effettiva stesura.
A sostegno di questa ipotesi si possono osservare delle foto dell’unico Dornier Do 335 sopravvissuto fino ai nostri giorni. Esso è stato interamente restaurato ed è ora esposto presso lo Smithsonian National Air and Space Museum di Washington. La foto qui riportata mostra questo velivolo, un Do 335 A-0 (W.Nr. 240102), prima che venisse restaurato presso la Dornier GmbH di Oberpfaffenhofen nel 1974, luogo nel quale venne spedito dal NASM per poi ritornare negli Stati uniti, un anno dopo, in forma smagliante.
Ciò significa che, nonostante le indicazioni contenute nel manuale descrittivo di questo aereo, durante la produzione le direttive seguite furono in realtà quelle del Sammelmitteilung 2.
RLM 76 sugli aerei notturni
Infine, un ultimo ambito nel quale l’RLM 76 rivestì un ruolo fondamentale è quello dei velivoli notturni. In tale ambito, questo colore apparve simultaneamente alla sua introduzione per gli aerei diurni. Inizialmente, il camuffamento notturno derivava semplicemente da una conversione della livrea diurna, ottenuta tramite l’applicazione di RLM 22 Schwarz (nero) su ampie porzioni del velivolo. Sostanzialmente, le superfici laterali e inferiori venivano interamente verniciate di nero. Per osservare un uso massiccio dell’RLM 76 anche sui velivoli utilizzati di notte bisognerà aspettare i primi mesi del 1944.
In questo periodo comparve un nuovo sistema mimetico notturno, più semplice e maggiormente uniformato sulle varie tipologie di velivoli. Questo era costituito da una completa verniciatura in RLM 76, seguita dall’applicazione di RLM 75 sulle porzioni superiori di ali e fusoliera. Queste parti erano spesso ultimate con motivi di varie forme e tipologie, simili a ghirigori, applicati proprio in RLM 76.
Infine bisogna menzionare, anche se non così comune, l’esistenza di un’ulteriore varante dell’ultimo schema descritto, nella quale venne reintrodotto l’RLM 22 per le superfici inferiori, lasciando il motivo in RLM 76/75 sul resto del velivolo.
Avendo ora descritto l’introduzione e l’impiego dell’RLM 76, è il momento di esaminare più nel dettaglio questa vernice, per cercare di identificarne l’esatta colorazione.
2 commenti
Intanto complimenti per la descrizione accurata che mi ha convinto che per le situazioni innumerevoli che si possono verificare in guerra sia spesso impossibile trovare uno standard specie nei colori di una mimetica. Uno dei difetti più importanti delle vernici è proprio la caratteristica chiamata viraggio del colore dovuta a il sole e a gli eventi atmosferici. Quindi riuscire a mantenere lo stesso colore nel tempo senza che acquisti sfumature diverse è difficile. È da tenere poi in conto che in guerra si deve attuare modifiche strategiche immediate sul campo, non solo ma si possono trovare sfumature diverse a seconda della diluizione applicazione ecc. Vi faccio un esempio che forse può essere utile. Ho prestato servizio a bordo della fregata militare ALPINO come meccanico di bordo che quando non avevano nulla da farci fare ci incaricavano di verniciare i locali, depuratore acqua locali timone ecc. Sapete quali colori usavamo? Quelli che avevamo, diluiti con la nafta perché magari mancava il diluente. Certo, si dava colori il più verosimili a quelli originali ma definire uno standard sicuro sarebbe stato impossibile. Per questo credo che sia molto esaustiva e più che sufficiente la vostra descrizione per un modellista che vuole sapere piuttosto i colori da non usare e poco realistici.
Grazie di nuovo.
Gentile Sig. Avanzino,
La ringrazio molto per le sue gentili parole per il suo commento. È un esempio decisamente chiaro della realtà dei fatti in ambito di verniciature militari, in cui, come ha detto, molte volte sono le necessità strategiche del momento e le contingenze ad imporsi su quelle che sarebbero le direttive. Sono molto felice che questo articolo sia stato di suo interesse e la ringrazio per aver scritto e aver portato la sua testimonianza. Se avesse altri commenti e pareri non esiti a scrivere di nuovo, sono sempre ben accetti!
Cordiali saluti.
Alessandro Orseniga