Pellicole ortocromatiche e pancromatiche
Le tipologie di pellicole allora utilizzate si suddividevano in due categorie: ortocromatiche e pancromatiche. Le prime, realizzate con alogenuro d’argento, risultavano notevolmente sensibili allo spettro del blu e del verde, risultando poco efficaci nella resa dei rossi. Conseguentemente, più un colore è rosso, più questo apparirà tendente al nero qualora fotografato con una pellicola ortocromatica.
Le pellicole pancromatiche, al contrario, come il nome suggerisce, sono sensibili all’intero spettro visibile, evidenziando addirittura un picco di assorbimento in corrispondenza del rosso. Di conseguenza, un oggetto fotografato con una pellicola pancromatica apparirà più bilanciato e verosimile dal punto di vista cromatico. Chiarita questa differenza ci si potrebbe chiedere quale utilità possiamo trarne nell’identificare il nostro colore… Ed ecco la vostra risposta.
Spettro del visibile e confronto degli assorbimenti
Osservando il grafico, si osserva una maggiore sensibilità ai toni del verde nel caso delle pellicole ortocromatiche. Questo implica anche una maggiore suscettibilità alla sovraesposizione di questi colori. Ovvero, a parità di tempo di esposizione, un verde catturato da una pellicola ortocromatica apparirà più chiaro del medesimo verde osservato su una pancromatica.
Al contrario, il rosso di una fotografia scattata su pellicola ortocromatica apparirà praticamente nero, mentre sarà notevolmente più chiaro qualora osservato su pellicola pancromatica.
A questo punto ci sono tutti gli elementi per identificare se non il colore esatto, almeno la natura della verniciatura del cofano di “Verde 9”. Nello specifico, se tenda più al verde, oppure più al marrone.
Analisi fotografica in base allo spettro di assorbimento
Per procedere con l’analisi delle fotografie note di “Verde 9”, è stato necessario trovare dei particolari di colorazione nota per poter stabilire se ciascuna foto fosse stata scattata su pellicola ortocromatica o pancromatica. Fortunatamente, la “fin flash” della RAF applicata a Farnborough è stata più che provvidenziale. Le immagini sottostanti ne illustrano la resa su pellicola ortocromatica e pancromatica. Oltre ad essa, anche gli anelli gialli dei RAF roundels presenti su altri velivoli in secondo piano sono stati di grande aiuto. I gialli infatti, in caso di pellicole ortocromatiche, appaiono quasi neri.
Una volta suddivise le fotografie in base alla pellicola è stato possibile confrontare i campioni di colore prelevati da ognuna di esse in corrispondenza del cofano.
Alcune precisazioni
Coloro che sono più addentro al mondo della fotografia avranno probabilmente già iniziato a mangiarsi le mani visti passaggi appena descritti… Ed effettivamente non potrei che dar loro ragione. Tuttavia, per dar loro una risposta, non è meglio cercare di arrivare a delle conclusioni partendo dalle fonti disponibili piuttosto che non provarci affatto?
Le lecite perplessità che potrebbero sorgere nella fase della campionatura riguardano parametri della fotografia che non possono essere dedotti con precisione dalla stessa, ma che influenzano comunque la resa dei colori.
Nello specifico, si tratta del tempo di esposizione, dell’apertura del diaframma della macchina e della sensibilità della pellicola. L’unico di questi fattori che può essere stimato con maggiore accuratezza è l’apertura, che pare essere piuttosto bassa in tutte le fotografie prese in esame, data la notevole profondità di campo presente.
Dunque ci tengo a precisare che l’analisi effettuata è qualitativa più che quantitativa, sebbene, come leggerete, i risultati ottenuti sembrano in accordo quan quanto affermato su The Aeroplane Spotter.
Risultati
Osservando la media delle campionature effettuate su pellicole ortocromatiche, si nota come questa sia più chiara della corrispettiva pancromatica. Ciò induce a pensare che il colore del cofano sia effettivamente un verde! Se si fosse trattato di un marrone (tendente quindi al rosso) ci si sarebbe aspettati il risultato opposto.
Questo risultato è in accordo con le “shades of green” descritte nel già citato articolo di The Aeroplane Spotter.
Un’ulteriore conferma
Per maggiore chiarezza è possibile fare ancora una volta affidamento alla pannellatura del radiatore di W.Nr. 150167. Infatti, il colore riscontrato su questo pezzo dovrebbe proprio essere quello cercato. Sfortunatamente, non è possibile fare affermazioni troppo certe riguardo ad esso. È infatti difficile stabilire quanto il tempo, gli agenti atmosferici, la luce e gli sbalzi di temperatura abbiano alterato la vernice.
Ciononostante, effettuando diverse campionature su fotografie a colori dello Jumo 213 (in tre punti per ciascuna in base all’esposizione luminosa), quello che si riscontra è una generale tendenza ad un grigio-verde piuttosto scuro. Tonalità tendenti al marrone sono del tutto assenti.
Un colore ancora sconosciuto (?)
A questo punto, ciò a cui ci si può limitare sono delle prudenti ipotesi verosimili. Osservando il colore in tutte le fotografie disponibili e tenendo conto delle analisi fatte, l’unica conclusione a qui l’autore sia arrivato è che si potrebbe trattare di un verde molto scuro.
RLM 82?
Se volessimo identificare con maggiore precisione questo colore, considerarlo una variante dell’RLM 82 sarebbe una scelta sensata. L’esistenza di varianti leggermente diverse di questo colore è infatti ben documentata. Similmente a quanto accadde per l’RLM 81, la variazione dei pigmenti impiegati risultò in una diversa resa visiva in base alla composizione. Sfortunatamente, il numero di queste varianti e il loro preciso aspetto non sono ancora noti.
RLM 70/71?
Inoltre, è importante notare che il motore del Ta 152, lo Jumo 213 E (e le sue sub-varainti), venne originariamente disegnato per bombardieri veloci, come la serie degli Junkers Ju 88, 188, 388. Dal momento che le unità propulsive per i Ta 152 erano prefabbricate separatamente dal resto del velivolo, è plausibile che lo stesso stabilimento producesse questi componenti sia per i caccia, sia per i bombardieri. Considerando quindi che la mimetica standard per gli Ju 88 consisteva in una combinazione di RLM 70 e 71 (almeno fino alla pubblicazione del Sammelmitteilung 1, 1° luglio 1944), è possibile che la cappottatura del motore di queste unità fosse verniciata in uno degli ultimi colori menzionati, indipendentemente dal loro utilizzo.
Ovviamente, considerando che “verde 9” venne assemblato nella primavera del 1945, è difficile stabilire se l’RLM 70 e 71 fossero ancora in uso. Tuttavia, i ìl Sammelmitteilung 1 prescriveva che tutte le scorte di RLM 70 e 71 venissero esaurite prima di introdurre l’80 e l’81. Di conseguenza, l’esistenza di componenti ancora verniciati con i vecchi colori, anche nel 1945, va comunque tenuta in considerazione.
Quindi, per ora, il cofano di “Verde 9” rimarrà verniciato di un non meglio identificato verde scuro, ma l’autore confida che, con un po’ di ricerca in più, sarà possibile arrivare a conclusioni maggiormente soddisfacenti. Ovviamente, anche in questo caso, i lettori sono invitati ad esprimere la loro opinione!
11 commenti
Complimenti, veramente una bellissima rappresentazione del 152 H.
Evidentemente la sua “mano felice” é tale nel produrre modelli, quadri tridimensionali mi piace chiamarli :-) sia nel comporre testi interessanti come la ricerca sui colori usati negli ultimi mesi di guerra.
L’ho appena letta, di corsa e mi é sembrata molto valida.
kudos to u, come sia usava dire tra noi coatti del web quando giocavamo videogames online ^^
Gentile Alessandro S.,
È un piacere sentirla di nuovo! Sono davvero lusingato per i suoi commenti, e la ringrazio molto! Mi fa sempre piacere che un appassionato apprezzi i miei articoli ed è bello per me poter ricevere le opinioni di altri modellisti, anche per capire se il mio lavoro possa essere utile per qualcuno e come renderlo migliore e più fruibile. Grazie per aver scritto, si senta libero di farlo quando vuole!
Cordiali Saluti.
Alessandro Orseniga
Buon giorno
Ho riletto (con altrettanto piacere della prima volta) la dissertazione sui ” various shades of green” e mi permetto di aggiungere una cosa devo aver visto da qualche parte.
Perché quelle buone lane dell’ Reich Luft Ministerium hanno cominciato a far verniciare i caccia (diurni) di verde quando alla Luftwaffe ed, aggiungerei anche a noi modellisti, andava e va benissimo la combo RLM 74/75/76 ?
In fondo un aereo deve (diciamo doveva) essere minimamente visibile nel suo elemento: in aria, in volo, in quota.
E quello lo svolgeva egregiamente la mimetizzazione fin’ allora utilizzata.
Il fatto é che quel posto là (in aria, in volo, in quota) dalla metà del “44 in poi era pieno di P-51, P47, Tempest e Griffon-Spits. Insomma, era diventato un postaccio !! ^^
A questo si aggiunga che c’era sempre meno benzina, fatto si é che gli aerei volavano sempre meno.
Non solo.
Gli aeroporti erano diventati dei luoghi malfamati dove i suddetti frequentatori erano usi scaricare quantità inimmaginabili di colpi da .50, 20mm, razzi, bombe di ogni tipo, forse anche sacchi del pattume e rifiuti pericolosi ^^.
Da qui il fatto che gli aerei restavano molto più tempo a terra dispersi sotto gli alberi e la necessità era di mimetizzarsi più come fossero panzer che velivoli.
Insomma, se adesso noi siamo qui a preoccuparci delle tonalità di verde invece di vivere nella comfort zone 74/75/76 anche questo dicevo… é colpa degli Americani !! ^^
Che sono speciali in quello: vedi quello che hanno combinato con l’ Olive drab. ^^
Saluti amichevoli.
AS.
Gentile Alessandro S.,
Mi fa piacere che anche rileggendo più attentamente il mio articolo questo continui ad essere di suo gradimento! Quello che dice è giustissimo e la ringrazio per il suo commento! Come ha scritto, le colorazioni introdotte verso la fine del conflitto (RLM 81 v.1, RLM 81 v.2, RLM 81 v.3, RLM 82) avevano lo scopo di adattare i velivoli alla strategia bellica adottata dalla Luftwaffe più marcatamente difensiva che offensiva. Si pensa infatti che l’intento principale di queste colorazioni fosse proprio mimetizzare i velivoli sui campi di volo piuttosto che in aria.
Grazie per aver scritto, lo faccia quando vuole, è sempre apprezzato!
Cordiali Saluti
Alessandro Orseniga
Check this site out for some different view of ‘green 9’. Note the pattern on the left wing.
Dear Charles,
Thank you for your contribution!
This is the site https://pwm.org.pl/viewtopic.php?f=12&t=76124&start=45
Ottimo lavoro! A mio avviso la cappottatura era un misto tra RLM 82 e RLM 66… tuttavia credo sia impossibile stabilire la precisa tonalità, erano velivoli mimetizzati in tutta fretta utilizzando quello che si aveva.
Caro Edoardo, grazie per il commento.
Sicuramente il colore esatto è molto difficile da stabilire, bisogna però tener conto che la standardizzazione della cappottatura può essere un fattore d’aiuto per determinarne la colorazione, dal momento che questa verniciatura è apparsa su diversi Fw 190 D e almeno due Ta 152 H. Confido che con ulteriori ricerche si possa arrivare a conclusioni più sicure.
Riguardo la foto con lo Ju 88 con la capottatura verde, noto che la pala dell’elica appare più scura rispetto al cofano motore, quindi potrebbe essere che la pala sia nel RLM 70 schwarzgrün più scuro e il cofano nel RLM 71 Dunkelgrün. Di conseguenza il cofano motore del verde9 potrebbe essere RLM 71.
Poi, giusto per divagare, visto che è il bello del modellismo, su alcuni FW 190 Dora, i meccanici applicavano sulle giunzioni delle pannellature inferiori dell’ala, in corrispondenza dei serbatoi, una specie di stucco di colore marrone-rossiccio per prevenire le perdite di carburante, il quale apparivano come delle striscioline irregolari sul RLM 76 di fondo, creando un effetto a parer mio bello, che ho riprodotto sul mio modello. Può essere che lo stesso procedimento sia stato usato anche sui Ta 152?
Caro Moreno,
Grazie mille per il tuo commento e per il tuo parere; mi trovi estremamente d’accordo con la tua riflessione riguardo al confronto tra le pale dell’elica e il cofano del motore dello Ju 88.
Per quanto riguarda lo stucco applicato sui pannelli del ventre alare, non escluderei a priori che potesse essere applicato anche sui Ta 152. Bisogna considerare tuttavia che questi velivoli sono stati impiegati operativamente ben dopo i Focke-Wulf 190 D, e che, vista la situazione bellica nella primavera del 1945, la manodopera fosse ridotta all’essenziale. Potrebbe darsi quindi che lo stucco non fosse applicato sui Ta 152 per questioni di tempo ma, mancando completamente fonti certe a riguardo, sicuramente è un dettaglio plausibile che aggiunge carattere ad un modello.
Ti ringrazio ancora per il tuo commento e per aver espresso il tuo parere. Qualora volessi, non esitare a farlo anche in futuro!